“Entrare nell’enorme immobile di Marina di Castellone con il Presidente Nazionale dell’Agenzia per i beni confiscati alle mafie, il Prefetto, perché per noi del sud pontino è e resterà sempre “il prefetto”, Bruno Frattasi, ha qualcosa di irreale”.
Il commento del sindaco Villa sull’incontro con l’ex prefetto Frattasi nella giornata di venerdì 22 novembre.
“Il tempo si è fermato – ha continuato la Villa – e in pochi minuti tutto ti è venuto in mente, il poliziotto Roberto Mancini che dal 1996 indagò sulle discariche dei veleni e sui “signorotti dei veleni” come Cipriano Chianese e Francesco Bidognetti, perché quell’enorme immobile è stato costruito proprio con quei soldi luridi guadagnati sotterrando illecitamente rifiuti.
Roberto Mancini, il poliziotto spentosi il 30 aprile 2014 a 12 anni dalla diagnosi di linfoma non-Hodgkin, contratto per il ripetuto contatto ravvicinato con i rifiuti tossici e radioattivi della Terra dei fuochi, il poliziotto che non ha mai smesso di indagare. Ti è venuto in mente Carmine Schiavone e le sue dichiarazioni, soprattutto quando parla di casa tua, di quel sud pontino di cui nessuno aveva detto una parola. Ti è venuto in mente la “relazione Frattasi”, copiosa descrizione che l’allora prefetto di Latina consegnò nelle mani del Ministro dell’Interno al Viminale, era il 2008, dove si chiedeva lo scioglimento del comune di Fondi e dove forse per la prima volta il termine “infiltrazione” era superato dal termine “stabilizzazione delle mafie nel sud pontino”.
“Il Prefetto Frattasi è venuto a rappresentare lo Stato, a vedere un bene che ancora non è assegnato, a farci capire di quanto sia importante la memoria dei fatti, e che da quella bisogna ripartire per poter ricostruire ed andare avanti. E noi per andare avanti non solo dobbiamo adoperarci per riportare a nuova vita l’enorme immobile, ma dobbiamo anche non far dimenticare la storia, le storie che gli hanno dato vita”.