A Formia in Piazza Risorgimento, a poca distanza dall’ex complesso Pastificio Paone, quasi di fronte al Dono Svizzero, si scende per una ripida stradina e si accede al complesso della Purificato s.r.l. che garantisce, oltretutto, un posto di lavoro a numerosa maestranza. Quotidianamente vi è il commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti ittici, l’asta del pescato, la lavorazione e lo stoccaggio di prodotti freschi e congelati, un centro di spedizione e di degustazioni di prodotti pronti.
La Purificato s.r.l. nasce nel 1999, quindi quest’anno festeggia il suo ventennale, a seguito di un passaggio di consegna dell’azienda di famiglia, dalla vecchia generazione alla nuova, per continuare con fierezza una storia nata molti anni prima. Infatti, si è arrivati ad oggi grazie ai sacrifici ed al coraggio di nonno Arturo che ha operato in condizioni non facili, prima e durante la guerra, grazie al lavoro dei figli Aristide, Tonino, Benito, Lino, Gino che hanno portato avanti con tenacia il lavoro fino ad oggi, e anche grazie all’inserimento di Gianni e Pierluigi che continuano con orgoglio e successo la tradizione di famiglia nel settore ittico. Un secolo di storia commerciale, che coinvolge tre generazioni della famiglia Purificato.
Chi scrive incontra sul suo posto di lavoro Gianni Purificato, figlio di Aristide e nipote di nonno Arturo. L’intervista scorre mentre continua il suo lavoro di dirigente d’azienda, non disdegnando la battuta con i pescatori giovani e anziani, che lo considerano uno di loro, e con i clienti che vogliono trattare con lui il pagamento, convinti di avere sempre un “occhio di riguardo”. Nonostante tutte queste interruzioni non perde mai la pazienza e si concede alla raffica di domande che gli pongo. Innanzitutto gli chiedo della sua famiglia. “Ho quarantanove anni e sono sposato con Sabrina Chinappi. Ho due figli Aristide e Federica. Il maschio porta il nome di mio padre al quale debbo tutto insieme a mio nonno Arturo. Hanno fatto tanti sacrifici, anche nel periodo prebellico e dopo, quando si è trattato di ricostruire Formia”. Pensando di fargli cosa gradita pubblichiamo una foto del 1995 scattata sulla spiaggia La Digue delle Isole Seychelles in occasione del viaggio suo e della moglie con il Club Vacanze. Una parentesi difficilmente ripetibile dati i ritmi di lavoro.
Gli chiedo di spiegarmi la differenza di qualità tra il pesce fresco e quello congelato e come tutelare i consumatori in merito a quanto ordinano e mangiano nei ristoranti. La sua risposta è estremamente corretta e leale: “Non è possibile far fronte con il fresco a tutte le esigenze della ristorazione e del consumo familiare. Bisogna sapere sempre che cosa si mangia. Il congelato non è tutto uguale, vi sono prodotti di qualità e altri di scarso pregio o peggio. In particolare per quanto concerne crostacei e molluschi sarebbe impossibile far fronte soltanto con il fresco”.
Mi può dire le provenienze geografiche del fresco che giunge sulla piazza di Formia? “Dalla Grecia spigole e orate, dalla Spagna fragolini e orate, dalla Danimarca sogliole, pescatrici e rombi, dal Portogallo e dalla Tunisia le aragoste”.
E per quanto concerne i frutti di mare, a partire dai mitili? “Per le cozze lavoriamo tutta l’estate con quelle di Gaeta, un prodotto ottimo anche sotto l’aspetto del sapore, possedendo la giusta salinazione. Quelle provenienti dalla Spagna le lavoriamo quando cessano le nostre e, in particolare, in occasione delle festività natalizie. Dalla Grecia giungono quelle molto simili alle nostre ma più sciapite”.
E dalla Danimarca? Le ho acquistate presso di lei e sono molto buone.
E vi sono altre provenienze? “Normalmente non le importiamo poiché sono più costose ed è difficoltoso garantire la loro freschezza, nella conservazione. Molto simili alle cozze di Gaeta sono quelle di Baia e di Licola, d’altronde i mitilicoltori gaetani sono tutti provenienti dall’area flegrea. Come negli anni sessanta da Minturno tanti pescatori si sono trasferiti sul litorale di Fregene per trovare migliori opportunità di lavoro. Quelle di Taranto non giungono da noi ma vanno vendute nei mercati del Nord Italia”.
E le vongole? “Le importiamo da Chioggia e dintorni, i lupini provengono da tutto il litorale adriatico: Veneto, Marche e Puglia. Le telline sono nostrane, nel periodo invernale con il freddo giungono dalla Grecia”. Nel mese scorso abbiamo pubblicato un servizio sui problemi legati alla vendita del pescato a Gaeta.
Come è la situazione attuale a Formia? “Presso il nostro punto vendita esiste l’area dove pratichiamo da circa sette anni l’asta del pescato di Formia. Siamo indipendenti da Gaeta. Possiamo contare su una quindicina di barche”.
Vengono anche dal litorale di Minturno? “Si, ma fuori asta, direttamente al nostro punto vendita”.
Come procede il mercato del pesce, i costi per i consumatori al dettaglio come li valuta? “Da quando esiste l’euro come moneta europea la maggiore produzione proveniente dagli allevamenti di itticoltura e mitilicoltura e le importazioni dall’estero fanno sì che i prezzi sono calmierati e stabili”.
Le piace il lavoro che fa? La domanda gli strappa un sorriso. “Non l’ho scelto io. L’ho ereditato ed è sacrificato. Ma va bene così”. Lo saluto e lo lascio al suo mondo, il regno di Nettuno e delle Sirene è poco distante, ma dinanzi ai suoi occhi circolano in un vortice di cassette tutti i frutti più belli del nostro mare.