Il nostro giornale ha più volte segnalato che i pazienti sono esasperati all’Ospedale Dono Svizzero.
Si parla del nuovo nosocomio ma – nel frattempo – abbiamo diritto a curarci a Formia senza dover fare i viaggi della speranza a Roma o a Napoli?
Tra l’altro ora il consigliere regionale Pino Simeone segnala che è un terno al lotto anche per effettuare le prestazioni di aferesi.
Spiega: “Da giorni sto ricevendo segnalazioni da parte di alcuni pazienti che si stanno scontrando con i disagi legati al precario e saltuario funzionamento del macchinario per effettuare l’aferesi, e spesso con l’impossibilità di effettuare la prestazione, presso il Centro Trasfusionale dell’Ospedale Dono Svizzero di Formia. Parliamo di persone affette da gravi patologie del sangue, come la poliglobulia, che si stanno confrontando da tempo con disagi, e connessi disservizi, legati alla mancanza di continuità nell’erogazione di tali prestazioni fondamentali per la loro salute.
Stando quanto appreso, infatti, presso l’Ospedale Dono Svizzero di Formia sarebbe disponibile un unico separatore per aferesi che per problemi di manutenzione, rotture, mancanza di personale per le terapie, spesso non funziona privando i pazienti della possibilità di accedere alla prestazione e costringendoli a sottoporsi alla pratica del salasso, alternativa ma meno efficiente e funzionale anche sotto l’aspetto qualitativo dei risultati raggiunti, rispetto all’aferesi.
Recependo la loro richiesta di intervento ho quindi inoltrato una nota al direttore generale della Asl di Latina, Silvia Cavalli, al presidente Zingaretti, all’assessore D’Amato e al direttore della direzione regionale salute, Annicchiarico, chiedendo di verificare quale sia la situazione in atto rispetto al funzionamento dell’apparecchiatura per l’aferesi presso il centro trasfusionale dell’Ospedale Dono Svizzero di Formia, nonché di sapere, qualora fossero già a conoscenza di tali disservizi, se sia stato previsto l’acquisto di un nuovo macchinario per sostituire quello attualmente in uso ed evidentemente non più adeguato e, in generale, quali iniziative si intendano immediatamente mettere in atto al fine di assicurare ai pazienti che necessitano di tali prestazioni l’erogazione di un servizio continuativo ed efficiente sotto il profilo quali quantitativo.
L’aferesi rappresenta un servizio indispensabile per contrastare gli effetti di malattie caratterizzate dall’incremento abnorme, e autonomo di globuli bianchi, rossi e piastrine nonché della produzione dei globuli rossi che ne mettono a rischio la vita.
Parliamo di pazienti che senza queste terapie rischiano gravissime conseguenze come le trombosi, emorragie, e iperuricemia, o di sviluppare mielofibrosi o una trasformazione della patologia in leucemia acuta.
Si tratta di una prestazione salva vita che non può essere oggetto di discontinuità o la cui erogazione possa essere legata al caso ma che deve essere garantita ai pazienti che oltre alle problematiche connesse alla patologia di cui soffrono non possono sostenere anche il calvario dell’incertezza a cui queste problematiche li sottopongono.
Mi auguro che l’appello di questi pazienti non si scontri con un muro di silenzio e che le criticità esposte siano affrontate con la rapidità, serietà e il pragmatismo che la salute dei nostri cittadini richiede”.