Numerose sono le proteste da parte di docenti e alunni, soprattutto delle superiori, che in questi giorni stanno portando all’attenzione del ministro Lucia Azzolina i limiti della didattica a distanza. A questo coro si è unita di recente una docente del Golfo di Gaeta, la professoressa Maria Moschella, docente di materie letterarie e latino nella scuola secondaria superiore.
Una situazione, quella sottolineata dalla professoressa Moschella, che fa capo soprattutto alla mancanza di preparazione da parte delle strutture scolastiche delle risorse digitali: “Prima di imporre soluzioni all’avanguardia, bisogna fare i conti con la realtà. La Dad e la Ddi stanno mettendo in luce tutti i nei di questo progetto. A ben guardare, da circa un decennio nelle scuole italiane sta ventilando quest’idea del digitale a tutti i costi. Basti pensare alle nuove edizioni dei libri scolastici integrati con abbondanti risorse digitali”.
“Le scuole, tranne pochissime, non sono preparate – ha continuato la Moschella – pochi laboratori, poche LIM, lavagne interattive multimediali, per aula, pochi animatori digitali. Bisognerebbe investire molti più soldi per garantire quantomeno connessioni stabili in tutta la penisola”.
Sulle ripercussioni psicologiche sui ragazzi poi, la professoressa ha sottolineato: “Alcuni docenti, tra cui la sottoscritta, iniziano a preoccuparsi. Diversi pedagogisti e sociologi fanno sentire la loro voce.
L’esperienza dei mesi in lockdown ha dimostrato chiaramente che la Dad non è vera scuola e che l’isolamento e la scuola a distanza sono una condizione pericolosa per la salute mentale degli studenti che sono a serio rischio depressivo e di ritiro sociale. La scuola è salute”. Francesca Iannello