La vendemmia. Chi si è ubriacato l’ultima notte? – “L’età delle uve / come l’era di un mito / attraversa il tempo / allineando calici infranti,
ma una vecchia di anni/è alla vendemmia/con i nodi alle dita/quasi mungesse/mammelle
di-vino, distratta dal tempo /distrutta dal mondo / però-sa che è divino ogni grappolo
d’uva / che Dioniso mesce,
come è di umano destino il simposio / che Platone conosce.
La vecchia non guarda / la vecchia appassisce /la ragazza, lei è in erba / la ragazza,
guardando / ancora arrossisce ?
Raspa la terra, raspa la gola / la vecchia e il suo raspo dall’acino grinzo / ritorna e colora di
rosso le facce / di sangue le mani / la croce su un golgota per esseri umani / un cristo
affogato tra tanti gommoni./
Tradito dal tempo / tradito da allora / scomparso l’amico / scomparsa l’aurora /a che
punto è la notte sentinella leggera / o mai più una mattina sorgerà da stasera?
Dimmi ancora, una volta, viandante: Chi ha ripulito la vigna del re?
Forse animali fuggiti alla steppa.
Chi si è ubriacato l’ultima notte?
Chi ha affogato i suoi sogni nel vino / chi ha affogato i suoi sogni con te?
Non so come è stato, / non so ancora com’è.
Hai visto anche tu ?, / Un uomo sul ramo saltò.
Sì, Cosimo / il barone rampante / Cosimo Piovasco di Rondò /
per essere /veramente con gli altri / scelse / di stare da solo su gli alberi e disse /: non
scenderò; piccolo si era fatto /e leggero / col suo camminare imponderabile /
sui pergolati come un sentiero /
fino al passaggio /di quella mongolfiera
lui / aggrappato alla cima / penzolante / scomparve una sera.
Via dalla vigna! grida la donna;
il ladro è svignato / dalla mano tremante / il bicchiere è caduto / la parola è dissolta / la
lingua ha inciampato / babelica notte !!!
…sul tavolo / brandelli di un sogno vissuto.
Rarefatta l’aria / tersa la sera / ma il tempo, purtroppo / adesso è perduto.
L’uva è il mio dono /gli disse offrendo,
ascolta: per-dono / le chiese, soffrendo,
nel vino / si perdono i nodi del tempo, / aggiunse… /mentendo.
Nelle botti ribolle / lo spiritoso vino, / mosto acre e limacciosa terra, / violacee vinacce,
feccia di graspi / cocci di facce / rocce dei tempi / etere etilico sui tavolacci / esala il
respiro / l’ultimo / prima del sonno / prima dei sogni / vapore alcoolico / che seduce gli
occhi / intorno.
E bevi, per Bacco !
Sì, ma dove le trovi queste parole ?
E’ forse tuo nonno.
No, è il nonno del nonno / in un romanzo d’appendice / o appendice della terra / che dice e
non dice, e per forza poi tace!
Alla salute! hanno detto la sera.
Prosit!, rispose una voce leggera / tanto che il vento la dissolse dov’era.
Ma questa è parola di un tempo già andato, / un tempo perduto, svanito,
Spritz già va meglio /, poi cocktail è più figo,
ma nemmeno un po’ d’alcool in questo tuo frigo ?
Nel nostro tempo / in questo casino / ci sono più sommeliers / che bottiglie di vino
e Pier delle vigne / vicino alla moglie / col suo bel quartino / non è più ubriaco
di una sola osteria / o di un clochard per la via / di quella folle e splendida idea / o di
Pessoa.
Tra un tralcio di vite e uno stralcio di vita, l’uva è la stessa /diversa la mano,
la vecchia non guarda, / non tira la corda, / tra le dita il tempo le viene meno,
la ragazza sorride / ha un tesoro nel seno / e tra le mani la vite…
forse è il destino.” Paolo Fiore