Area sensibile: il Comune di Gaeta intervenga rapidamente – I consiglieri di minoranza, Luca Magliozzi e Alessandro Carta, in una nota stampa comunicano: “La piena attuazione dell’Area Sensibile e la collocazione degli allevamenti di acquacoltura al di fuori del Golfo sono sempre stati per noi una priorità fondamentale per il rilancio e la riqualificazione dell’intero comprensorio. Salvaguardare lo stato di salute del mare e delineare un quadro normativo chiaro in cui gli operatori possono fare impresa deve essere una priorità nell’agenda politica dei comuni del Golfo coinvolti.
Area sensibile: il Comune di Gaeta intervenga rapidamente – Dall’ultimo consiglio comunale abbiamo avuto la notizia che, finalmente, il Comune di Formia ha richiesto in data 14 Ottobre lo sgombero delle concessioni di sua competenza scadute nel 2020. Un atto che dà seguito alla normativa e alla carta vocazionale sull’acquacoltura approvata dalla Giunta Regionale del Lazio: le concessioni di acquacoltura sono di competenza dei singoli comuni, ma possono essere rilasciate esclusivamente nelle aree idonee definite dalla carta vocazionale. L’area sensibile del nostro golfo, lo specchio d’acqua che va dal promontorio di Monte d’Argento e Punta Stendardo, è tra quelle precluse a questo tipo di attività.
Area sensibile: il Comune di Gaeta intervenga rapidamente –Invitiamo l’Amministrazione ad essere ferma su questo tema e a produrre, nel minor tempo possibile, tutti gli atti conseguenti sia per quanto riguarda le concessioni di sua competenza, ma anche per tutte le altre presenti nel Golfo. Ci aspettiamo, infatti, che il Comune di Gaeta intervenga rapidamente sulle proprie concessioni, applicando le norme. Il Sindaco di Gaeta non cada nell’errore di inseguire fantasiose interpretazioni della normativa. Sul futuro dell’area sensibile bisogna lavorare in sinergia al fine di accompagnare gli operatori nella delocalizzazione degli impianti off-shore. Continuare a ritardare il collocamento al di fuori dell’area sensibile rischia di aggravare lo stato di salute ambientale del Golfo e allo stesso tempo la messa in pericolo i posti di lavoro delle attività di acquacoltura che, invece, andrebbero supportate nelle nuove collocazioni.”