ALLARME SICCITÀ NEL GOLFO: CRONACA DI UN EVENTO ANNUNCIATO – Stiamo assistendo ad un film già visto, un evento a cui abbiamo assistito solo pochi anni fa e che da straordinario possiamo benissimo derubricare ad ordinario. E’ la cronaca di un evento annunciato quello che si prospetta davanti a noi, una stagione – viene da dire l’ennesima – in cui il nostro territorio dovrà far fronte ad una nuova crisi idrica. Se quella dell’estate 2017 nel Golfo di Gaeta verrà ricordata per i disagi, l’esasperazione della popolazione e il dispendio di risorse pubbliche e private che ne sono derivate, quella attuale sembra in qualche anche frutto di scelte sbagliate che da quella stagione scaturirono. Proviamo a fare un breve passo indietro riavvolgendo il nastro.
Per far fronte alla crisi, il gestore Acqualatina nel corso degli anni ha continuato e continua ad adottare misure tampone tipiche dell’emergenza: autobotti, navi cisterna, nuovi pozzi di emungimento e un impianto di dissalazione che doveva sorgere nel porto di Formia, progetto successivamente rientrato per gli enormi dubbi sull’impatto ambientale dell’opera e per le proteste di cittadini e associazioni ambientaliste del territorio. Tra queste vanno menzionate La Comunità del Lazio meridionale e isole pontine e l’Associazione Incontri e Confronti che di recente sono tornati sul tema con un excursus storico di quella che fu una delle più importanti e gravi crisi idriche che il nostro territorio dovette fronteggiare.
“La crisi idrica di quell’estate inaugurò la corsa ai serbatoi e alle autoclavi da parte dei privati. Un fai da te dispendioso per le famiglie e le imprese che già si vedevano costrette a pagare per un servizio idrico non all’altezza della situazione. Lo stato di calamità indusse la politica a consentire lo scavo di nuovi pozzi di estrazione di acque da falde sotterranee in località Acerbara e la costruzione di una nuova adduttrice idrica che, attraverso l’acquedotto di Cellole, approvvigiona la zona di Minturno. Ricordato doverosamente il contesto dell’epoca e allarmati dai richiami che, da qualche settimana, gli organi d’informazione diffondono sulla siccità in Italia, cerchiamo di capire cosa ci potrebbe riservare la prossima estate 2023 sulla base dei dati pluviometrici ad oggi disponibili.”
Un fenomeno, quello della crisi idrica e della siccità che sta diventando di attualità e da cui proprio nessuno sembra sottrarsi nel dibattito pubblico. Dall’industria cinematografica con “Siccità”, film di Paolo Virzì su una Roma distopica in cui i personaggi devono fare fronte a una grave siccità che ha ridotto al minimo le riserve di acqua e prosciugato il Tevere, fino alle proteste degli ambientalisti di Ultima Generazione passando per il Deputato dei Verdi Angelo Bonelli che nel corso di un dibattito in Aula con la Premier Meloni tira fuori dal banco i sassi del fiume Adige ridotto ai minimi storici.
Perché un “evento annunciato”? Le associazioni partono da una base di dati che fornisce il quadro attuate “dall’esame dei dati rinvenibili sul sito dell’ARSIAL si vede bene che la penuria di pioggia del 2017 è stata preceduta da un 2016 anch’esso siccitoso, ma sostanzialmente privo di disagi come quelli dell’anno successivo. I dati ci dicono, quindi, che un solo anno con scarse piogge non è sufficiente a deprimere significativamente le portate delle sorgenti di Mazzoccolo e Capodacqua. Ne occorrono almeno due di seguito.” E questo sembra essere il caso in questione come dai grafici allegati. “Sia nel 2016 che nel 2017, le precipitazioni cumulate (linea azzurra), rilevate alla stazione pluviometrica di Esperia Modale, siano state inferiori alla media storica (linea rossa). Anche nel 2022 le precipitazioni cumulate sono state inferiori alla media. C’è stato un parziale recupero dopo l’estate, ma spesso si è trattato di precipitazioni brevi ed intense che in alcuni casi hanno portato alle tragedie solo parzialmente sfiorate di Santa Maria La Noce e Caravalle. In questi casi l’acqua ruscella superficialmente e non alimenta in maniera efficace le falde. Le precipitazioni nevose sui monti Aurunci di gennaio 2023 sicuramente hanno aiutato gli acquiferi, ma è presto per dire se saranno state in grado di sopperire alla scarsa piovosità di questo inizio anno.”
In sostanza, i numeri ci dicono che se questi mesi, come è probabile che lo siano, saranno avari di pioggia consistente e non sporadica esiste il rischio completo che si ripetano le stesse condizioni del 2017: due anni consecutivi con siccità. “Ci salveranno i pozzi dell’Acerbara e l’acquedotto di Cellole? Saranno sufficienti e a che prezzo? Un fatto è certo: l’allarme cambiamenti climatici (aumento temperature, siccità, eventi estremi…) ha raggiunto le nostre latitudini e non può più essere ignorato. Per prevenire una nuova crisi idrica come quella del 2017, è necessario che le istituzioni prendano provvedimenti per ridurre le perdite di rete.” Le perdite di rete sono il vero problema del territorio e del gestore Acqualatina. La rete del golfo e dell’intera provincia di Latina, infatti, perde oltre il 70% dell’acqua trasportata classificandosi in cima a questa poco lusinghiera classifica nazionale. La situazione gravosa in cui versa questa infrastruttura è stata uno dei principali fattori che ha condotto alla crisi dell’estate 2017.
Eppure mettere mano alla rete idrica è, se vogliamo, uno dei rimedi più semplici nell’affrontare crisi idriche e siccità. Quello che serve per far fronte alla situazione, “è sviluppare un piano di interventi mirati alla riduzione delle perdite e all’ottimizzazione della gestione della rete. Inoltre, è necessario monitorare costantemente le piogge e le portate delle sorgenti per prevenire eventuali carenze idriche. Le soluzioni proposte dal gestore Acqualatina, come l’immissione di nuovi volumi d’acqua nella rete colabrodo del golfo e l’aumento delle bollette per i gravosi consumi elettrici delle pompe, non sono sufficienti a risolvere il problema. La soluzione più efficace, sia dal punto di vista economico che ambientale, è quella di ridurre le perdite di rete.”
Per quanto riguarda la siccità, la lezione del 2017 sembra essere stata recepita solo parzialmente da chi gestisce la rete. Ad oggi, a sei anni di distanza, di fronte a situazioni pluviometriche analoghe a quelle che condussero alla siccità dell’estate 2017, non c’è ancora un piano d’azione concreto che preveda la riduzione delle perdite di rete. È importante che le istituzioni locali e nazionali – su quest’ultimo fronte è stato da poco annunciato che sarà il Vice Premier e Ministro delle Infrastrutture Salvini ad affiancare in cabina di regia il Commissario straordinario per la siccità – prendano provvedimenti per garantire una corretta gestione della rete, in modo da prevenire situazioni di emergenza come quella del 2017. Su questo fronte La Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine e l’Associazione Incontri e Confronti hanno già avviato una campagna di sensibilizzazione per promuovere l’importanza della riduzione delle perdite di rete. Si spera che questa iniziativa possa avere un seguito e contribuire a evitare nuove crisi idriche.