Partecipavano a bandi di gara per la fornitura di personale medico ed infermieristico. 3 finiscono in carcere – All’alba di oggi, su delega di questa Procura della Repubblica, militari del Comando Provinciale della Guardia di
Finanza di Modena hanno eseguito l’ordinanza cautelare, emessa dal G.I.P. del locale Tribunale e dispositiva
della misura cautelare in carcere nei confronti di tre uomini, gravemente indiziati dei delitti di associazione per
delinquere finalizzata alla commissione dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture ed
autoriciclaggio, nonché il decreto di sequestro preventivo emesso d’urgenza da questa Procura fino a un importo
complessivo di circa quasi 4 milioni di euro.


Il provvedimento giunge all’esito di un’articolata attività d’indagine coordinata da questa Procura della
Repubblica e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena, avviata allorché, nel corso di un
controllo amministrativo nei confronti di una cooperativa sociale con sede a Sassuolo (MO), emergevano
elementi indiziari sull’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla turbativa d’asta negli appalti nel settore
sanitario.

I tre indagati, attinti dalla misura cautelare, amministravano tre distinte imprese, apparentemente aventi
compagini sociali differenti e gestioni separate, ma sostanzialmente collegate e gestite da un unico centro
decisionale e di interessi.

Partecipavano a bandi di gara per la fornitura di personale medico ed infermieristico. 3 finiscono in carcere – Nel corso dell’indagine, la polizia giudiziaria provvedeva ad analizzare 39 procedure ad evidenza pubblica,
esperite nel periodo tra il 2019 ed il 2023, per un valore complessivo degli importi a base di gara di oltre 29
milioni di euro.

Le imprese nella disponibilità degli indagati venivano utilizzate contemporaneamente per partecipare a bandi di
gara per la fornitura di personale medico ed infermieristico a strutture ospedaliere ed aziende sanitarie pubbliche
di varie regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Lazio e Molise),
presentando offerte coordinate nei loro contenuti in modo da assicurarsi la vittoria o, quantomeno, aumentarne le
relative probabilità, falsando la concorrenza nelle procedure.
Ulteriore aspetto caratterizzante l’attività illecita era rappresentato dalla dissimulazione dell’assenza di una
struttura idonea a garantire la corretta e puntuale gestione dei servizi richiesti, in quanto al momento della
presentazione dell’offerta tecnica venivano allegate liste di medici (con relativi curricula vitae, titoli e

specializzazioni) che, in realtà, non collaboravano con le società ed in taluni casi neppure erano a conoscenza di
essere stati inseriti in un appalto specifico.
Nei casi in cui una delle imprese riconducibile agli indagati otteneva l’aggiudicazione per l’effettuazione delle
prestazioni sanitarie, gli indagati e la impresa aggiudicataria in molti casi non erano in grado di adempiere
compiutamente ed a garantire le prestazioni previste nel contratto, lasciando le strutture sanitarie nelle condizioni
di non poter operare oppure impiegando i pochi medici disponibili in più turni lavorativi consecutivi,
contrariamente alle disposizioni normative vigenti, o, ancora, inviando medici non in possesso dei requisiti
richiesti (specializzazioni), così causando pericolose criticità alle strutture ospedaliere e situazioni di pericolo per
i pazienti. Infatti, molti servizi riguardavo turni presso il pronto soccorso, di guardia medica pediatrica o di
supporto anestesiologico, per i quali era richiesta un’elevata e specifica qualificazione.


Contestualmente alla misura cautelare personale, i Finanzieri hanno dato esecuzione al decreto di sequestro
preventivo d’urgenza, anche nella forma per equivalente, emesso da questa Procura, con riferimento all’illecito
profitto tratto dai reati contestati, quantificato in quasi 4 milioni di euro. In tale importo sono ricompresi anche €
710.000 circa riferiti all’ipotesi di autoriciclaggio. Infatti, mediante le indagini finanziarie, è stato accertato che
queste somme sono state trasferite ad altra società, estranea al contesto degli appalti, ma amministrata di fatto dai
medesimi indagati, ed in parte confluite su conti correnti esteri della Repubblica Lituana allo scopo di renderle
non rintracciabili.

Sulla base del suddetto decreto sono state sequestrate disponibilità finanziarie, quote societarie e auto di grossa
cilindrata, per un valore, ad oggi, di circa € 300.000,00, beni in parte “schermati” mediante l’intestazione alle
persone giuridiche coinvolte, ritenute comunque responsabili per i fatti contestati ai sensi della normativa di cui
al D.Lgs. 231/2001 (responsabilità degli enti.