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Vendono prodotti contraffatti sui social grazie anche al contributo di influencer. Due ventenni nei guai in provincia di Latina Nei giorni scorsi, le Fiamme Gialle di Latina, nell’ambito del più ampio dispositivo di controlli di polizia
economico finanziaria rientranti nella mission istituzionale, hanno eseguito un’indagine di p.g. – sotto l’egida
della Procura della Repubblica di Latina – che ha portato alla denuncia di due giovani ventenni per il commercio,
sull’intera provincia pontina, di capi di abbigliamento contraffatti avvalendosi di piattaforme social.


In particolare, i Finanzieri del Gruppo di Latina – a seguito di una mirata attività informativa svolta sul web e
corroborata da riscontri dinamici sul territorio – hanno individuato un giovane setino che, utilizzando profili
attivi su piattaforme social, quali (instagram, tiktok, vinted etc.), ha commercializzato, in concorso con la propria
compagna, prodotti contraffatti di noti brand di lusso (tra cui Balenciaga, Gucci, Burberry, Luis Vuitton, Rolex,
Alexander McQueen, Jordan Nike, Dior, etc), esposti e pubblicizzati on line, anche grazie al contributo di
influencer, su appositi cataloghi.


Le indagini svolte sono state finalizzate non solo all’individuazione delle persone coinvolte nella gestione delle
citate vendite, ma anche all’esame dei flussi finanziari correlati ai rapporti bancari utilizzati (di cui uno italiano
ed uno di diritto estero), che hanno permesso di ricostruire un volume d’affari di circa 100 mila euro e di risalire
a una vasta platea di acquirenti finali, destinatari delle spedizioni.


All’esito delle mirate perquisizioni locali e personali successivamente disposte dalla Procura della Repubblica di
Latina – Sost. Proc. dott. Valerio De Luca – sono stati acquisiti ulteriori elementi probatori (tra cui diverse
perizie tecniche sui capi sottoposti a sequestro) in ordine all’ipotesi investigativa inizialmente formulata
concernente l’organizzazione di una strutturata attività commerciale secondo il modello del c.d. drop-shipping,
caratterizzata, in sintesi da:

  • assenza di giacenze e/o scorte di magazzino;
  • l’acquisto della merce, “su commissione” dei clienti, da fornitori cinesi (istruiti sulle modalità di
    confezionamento dei pacchi, sui quali venivano apposti il “marchio” distintivo riconducibile ad un vero e proprio
    store on line italiano), con successiva consegna ai destinatari finali attraverso corrieri nazionali;
  • la promozione dei prodotti mediante video social attestanti la fase del confezionamento, della spedizione e della
    consegna della merce, con tanto di feedback positivi dei clienti finali, che in tal modo attestavano l’affidabilità
    del venditore.

Ferma restando la presunzione d’innocenza sino alla completa definizione dell’iter processuale, si è proceduto a
denunciare all’A.G. le predette persone, in concorso tra loro, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 474 c.p.
(introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi), a sequestrare il materiale contraffatto
rinvenuto nel corso delle perquisizioni – unitamente ad alcuni apparati informatici utilizzati nell’attività (tablet,
smartphone e pc portatili), denaro contante per oltre 2.000 euro e n. 3 carte di credito, nonché ad oscurare le
pagine social utilizzate per la vendita del materiale contraffatto.


L’intervento dei Finanzieri del Gruppo di Latina s’inquadra nell’ambito dei compiti istituzionali attribuiti alla
Guardia di Finanza quale polizia economico-finanziaria e testimonia l’impegno nel contrasto ad un fenomeno,
quello della contraffazione, che costituisce di fatto un “moltiplicatore d’illegalità” a causa della sua capacità di
alimentare molteplici circuiti illeciti: dal lavoro nero e irregolare al riciclaggio, dall’evasione fiscale e
contributiva all’immigrazione irregolare, dal commercio abusivo alle infiltrazioni della criminalità anche
organizzata.


Contrastare efficacemente la contraffazione, cercando di ricostruire la filiera organizzativa e aggredire
finanziariamente l’illecito fenomeno, vuol dire, inoltre, non solo salvaguardare il tessuto produttivo nazionale,
ma anche contribuire a tutelare la salute dei consumatori.