L’avanzata dell’asfalto e del cemento sta soffocando la vitalità delle nostre città,
privandole degli spazi vitali per la comunità, la natura e il patrimonio storico. Roma e
Latina, due emblemi del nostro territorio, ne sono tristemente vittime. Molti edifici
storici e resti archeologici sono inghiottiti dal flusso inarrestabile del traffico, segno
inequivocabile di un inquinamento ambientale ed estetico che mina l’essenza stessa
delle nostre città.
Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), Latina
ha visto più di 4.256 ettari di terreno essere cementificati entro l’anno 2022,
un’espansione che sta privando la città della sua essenza verde e storica. Questo
dato preoccupante non fa che confermare una tendenza allarmante: l’8,16% della
superficie del Lazio è stata consumata, pari a 140.430 ettari. Un trend che va oltre la
media nazionale e che sottolinea la necessità urgente di intervenire.
Il consumo di suolo nel Lazio è uno dei più alti in Italia, con Roma che si conferma al
primo posto per il maggior consumo di suolo (70.300 ettari nel 2022), seguita da
Latina (4.256 ettari nel 2022), che ha perso quasi il 10% della sua superficie
provinciale. I dati raccolti da Legambiente sono spia di un’espansione incontrollata,
con un incremento di consumo di suolo che è tra i più alti nella regione. Viterbo e
Montalto di Castro sono le altre città colpite da questa marea di cemento, che sta
erodendo il territorio e la sua identità.
Il presidente di Legambiente Lazio lancia un grido d’allarme, esortando il Consiglio e
la Giunta regionale a intervenire con urgenza. Proposte di legge come quella per
rendere abitabili gli scantinati non sono sufficienti. È necessario un impegno
concreto per la rigenerazione urbana, la tutela del verde e lo stop al consumo di
suolo. È fondamentale garantire la sicurezza delle persone e la sostenibilità delle
urbanistiche, preservando il nostro patrimonio per le generazioni future.
Ciampino, Anzio e Frosinone sono i comuni più colpiti, con percentuali di consumo di
suolo che raggiungono livelli allarmanti. È tempo di invertire questa tendenza
distruttiva, di porre fine all’avanzata del cemento e dell’asfalto, e di dare alla nostra
terra la chance di respirare di nuovo. Bisogna moltiplicare gli sforzi per la creazione
di parchi regionali e per una politica urbanistica sostenibile.
È ora di fermare l’assalto al verde e alla storia delle nostre città. È tempo di agire,
prima che sia troppo tardi.