Incontro il presidente regionale del Lazio di Italia Nostra Onlus Ebe Giacometti e nasce un interessante confronto sulla tutela dei lupi e delle volpi, che, ormai, sono presenti anche nel nostro territorio aurunco. Dichiara la Giocometti: “siamo convinti che non si possa parlare di tutela del Paesaggio se non si parla di tutela della sua Biodiversità. Il lupo è da sempre un animale totemico, simbolo della Natura e, come l’orso e la volpe, ha accompagnato il mondo immaginifico dell’infanzia di noi tutti. Negli ultimi anni la cronaca ci ha abituato ad un approccio giustizialista nei confronti di questi animali, spesso accusati dagli amministratori locali di aggressività nei confronti dell’uomo, o di atteggiamento predatorio nei confronti del bestiame incustodito. Raramente chi ci governa ha considerato e rispettato le caratteristiche biologico-naturali dell’animale che istintivamente protegge se stesso e la propria progenie o individua nella pecora, il coniglio, la gallina incustoditi la facile preda per sfamarsi. Indicativo di un approccio non corretto al problema rapporto uomo-animale, è l’attuale polemica sollevata sul Piano per la conservazione e la gestione del lupo in Italia che il Ministero dell’Ambiente ha presentato nella Conferenza Stato-Regioni. Un Piano molto discusso e, il cui mancato accordo sulle misure da parte delle regioni, ha portato il ministro a rinviare la decisione se attuarlo o meno. Il Ministro dell’Ambiente Galletti ha descritto il Piano come azione necessaria per tutelare la specie dal bracconaggio: su circa 1500 esemplari ne verrebbero infatti uccisi circa 250-300 l’anno. Le 22 misure prevedono infatti “… un nuovo nucleo antibracconaggio composto dai Carabinieri forestali e dalle polizie locali, l’addestramento di cani al rilievo di bocconi avvelenati, le vaccinazioni gratuite dei cani randagi, misure di prevenzione e di contrasto all’ibridazione, altro grosso pericolo per la specie”. La norma criticata sulla deroga al divieto di rimozione dei lupi, riguarderebbe singoli casi eccezionali e sarebbe soggetta a valutazioni delle richieste caso per caso”. Questa deroga – di stampo europeo – sarebbe attivabile solo su richiesta delle Regioni al Ministero e in compresenza di precise condizioni: può essere avviata solo dopo aver rispettato otto criteri (come le recinzioni e le varie attività previste tra cui gli indennizzi), certo non vincolanti, ma formalmente non eludibili; aver ottenuto il parere dell’ISPRA sul ogni singolo caso. Il prelievo dei capi sarebbero inoltre in misura limitata. Si tratterebbe di casi di particolare necessità legati ad esigenze di ricerca scientifica, sanità e sicurezza pubblica. Situazioni emergenziali, come ad esempio epidemie o casi di particolare aggressività nei confronti dell’uomo (riscontrati in altri Paesi europei), per garantire l’incolumità pubblica. Per il ministro non esiste altra soluzione valida per mitigare gli specifici conflitti sociali ed economici originati dal fenomeno”. Ma il presidente regionale di Italia Nostra osserva: “Ciò nonostante, le argomentazioni lasciano forti perplessità. Innanzitutto, la posizione è in totale disaccordo con quella assunta da milioni di cittadini italiani che hanno sottoscritto petizioni online in cui esprimevano la contrarietà alle uccisioni autorizzate dei lupi. In secondo luogo, molti esponenti della comunità scientifica oggi reputano dannose e controproducenti le uccisioni anche in casi come il controllo selettivo della specie. Su queste posizioni si sono attestate alcune realtà locali di Italia Nostra Lazio che guardano con sempre maggiore interesse al dibattito sulla conservazione della biodiversità. Siamo infatti convinti che sia necessario instaurare un approccio più rispettoso per la tutela degli animali e molti nostri soci concordano nel sostenere la necessità di disporre di una normativa che si basi sulla prevenzione, vigilanza, guardiania, creazione di recinzioni obbligatorie a garanzia della sicurezza delle specie da allevamento, risolvendo qualsiasi conflitto con le specie più predatorie. Non convince invece affidare alle associazioni venatorie il controllo selettivo della fauna. Con queste e gli agricoltori, Italia Nostra crede sia necessario promuovere un confronto finalizzato a individuare le misure più consone a preservare il mondo naturale e parallelamente non danneggiare le attività produttive dell’uomo”. Incalza il presidente Giacometti: “Esemplificativo in tal senso è la collaborazione tra il presidente della nostra sezione del Golfo di Gaeta. Il presidente di Legambiente di Monte San Biagio e il presidente dell’ATC – Ambito Territoriale di Caccia LT2 che recentemente hanno impedito che passasse sotto silenzio la direttiva regionale laziale approvata dall’ISPRA che consentivano di procedere all’autorizzazione alla caccia in tana nei periodi riproduttivi, cioè quando le madri crescono i cuccioli nei loro nascondigli. Questa misura sarebbe stata adottata per favorire il programma di ripopolamento di alcune specie di piccola selvaggina stanziale come la lepre e il fagiano, facendo ricorso ad animali allevati in cattività e poi da inserire in appositi recinti di ambientamento a cielo aperto. L’intervento sulle volpi sarebbe quindi stato finalizzato a eliminarne l’impatto predatorio”. Conseguenziale la sua osservazione: “La mancata sensibilità della Regione Lazio su questi temi non è del resto cosa nuova. Discutibile è stato l’atteggiamento dell’amministrazione regionale quando non ha accolto in settembre 2017 l’appello degli ambientalisti a sospendere la stagione di caccia. La situazione creatasi dopo la lunga siccità e gli incendi nell’estate 2017 aveva infatti sfinito e ridotto i numeri di molte specie selvatiche laziali e, non aver concesso una pausa fisiologica, è probabile che abbia compromesso anche il ciclo riproduttivo. In questa fase di campagna elettorale, Italia Nostra coglie dunque l’occasione per lanciare nuovamente un accorato appello a tutti coloro che si candidano a governare la Regione e il nostro Paese. È necessario che non si autorizzino più in futuro piani pluriennali di controllo della fauna senza aver prima previsto l’applicazione di metodi ecologici e la loro successiva verifica. Bisogna invece impegnarsi a condurre adeguati monitoraggi, così come previsto dalla legge nazionale”. Questi sono i principi sui quali Italia Nostra si sta impegnando, con l’augurio di tutti di ottenere dei risultati nel prossimo quinquennio.