Gli stipendi in provincia di Latina sono tra i più bassi in Italia – I dati resi raccolti e resi noti dal Centro Studi Tagliacarne raccontano che gli stipendi nella provincia di Latina sono tra i più bassi in Italia. Da tale analisi si riscontra che Milano è la provincia dove i dipendenti sono pagati meglio in Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021 (due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro) cosa che non ritroviamo nella provincia di Latina nel 2021, dove il reddito procapite è di 6.933 euro, circa la metà rispetto alla media nazionale. Milano risulta essere la prima provincia italiana per valore pro capite dei salari e il Sud Sardegna (+11,2%) presenta tra i maggiori incrementi delle retribuzioni tra il 2019 e il 2021. Nella provincia di Latina l’incremento per valore pro capite dei salari è stato del 5,2%, tra i più alti nel Lazio. Nella provincia di Roma, più
vicina al territorio di Latina e zone limitrofe, il 2,7%.
ARTICOLO CORRELATO – Povertà in aumento anche nel nostro comprensorio. I maggiori disagi a Fondi e Ponza, benessere a Gaeta: In Italia, riguardo la povertà, nel 2020, si è battuto un altro record quello dell’aumento della povertà, che è dal 2005 il dato più importante. Nel 2020, Il fenomeno della povertà riguarda più di due milioni di famiglie circa il 7,7%, a causa pandemia, torna a crescere la povertà assoluta che tocca poco più di due milioni di famiglie e oltre 5,6 milioni di individui circa il 9,4% dal 7,7% dell’anno precedente.Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019). Nel 2020, continua l’Istituto di Statistica, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, da 8,6%), ma la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019.
Tale dinamica fa sì che, se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.
Anche in termini di individui è il Nord a registrare il peggioramento più marcato, con l’incidenza di povertà assoluta che passa dal 6,8% al 9,3% (10,1% nel Nord-ovest, 8,2% nel Nord-est).
Sono così oltre 2 milioni 500mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord (45,6% del totale, distribuiti nel 63% al Nord-ovest e nel 37% nel Nord-est) contro 2 milioni 259mila nel Mezzogiorno (40,3% del totale, di cui il 72% al Sud e il 28% nelle Isole). In quest’ultima ripartizione l’incidenza di povertà individuale sale all’11,1% (11,7% nel Sud, 9,8% nelle Isole) dal 10,1% del 2019; nel Centro è pari invece al 6,6% (dal 5,6% del 2019).
Per classe di età, spiega l’Istat, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge l’11,3% (oltre 1 milione 127mila individui) fra i giovani (18-34 anni); rimane su un livello elevato, al 9,2%, anche per la classe di età 35-64 anni (oltre 2 milioni 394mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,4%, oltre 742mila persone).
Rispetto al 2019 la quota di famiglie povere cresce a livello nazionale in tutte le tipologie di comune, ma se al Nord aumenta – da 6,1% a 7,8% – nei comuni fino a 50mila abitanti e nei comuni periferia delle aree metropolitane e comuni da 50.001 abitanti (dal 4,8% al 7,0%), nel Centro a peggiorare sono le condizioni delle famiglie residenti nei centri area metropolitana (l’incidenza passa dal 2,0% al 3,7%). Clicca qui per continuare a leggere l’articolo.