Quando si parla di rinascimento veneto, automaticamente la nostra memoria in materia di storia dell’arte ci porta a pensare a grandi nomi come ad esempio Andrea Mantegna, Giovanni Bellini o ancora i fratelli Antonio e Bartolomeo Vivarini, i cui nomi hanno contribuito alla fioritura degli anni d’oro dell’arte veneta in particolare e in generale dell’Italia settentrionale. Dall’Italia settentrionale, questi linguaggi figurativi hanno attraversato l’intera penisola, giungendo anche nel mezzogiorno, in parte grazie a donazioni di opere d’arte da parte di committenti originari dell’Italia meridionale ai loro territori d’origine e in parte grazie all’arrivo di artisti provenienti dal settentrione, i quali non trovando spazio in quanto il mercato artistico del nord era occupato dai grandi maestri citati in precedenza, trovarono ispirazioni e importanti commissioni nei territori dell’Italia meridionale. È questo il caso del veronese Cristoforo Scacco da Verona, il quale fu un pittore attivo nel XVo secolo in gran parte del territorio del Regno di Napoli. La formazione di Cristoforo Scacco è sicuramente avvenuta a Verona sua città natale e ad essa deve aver contribuito fortemente la pittura di Andrea Mantegna (1431-1506) e in particolar modo la Pala di San Zeno, opera eseguita dal maestro tra il 1457 e il 1460, per la basilica di San Zeno a Verona, considerata la prima pala d’altare rinascimentale eseguita in Italia, in cui viene eliminato il fondo dorato e in sostituzione di esso viene costruito uno spazio architettonico in cui Mantegna inserisce le figure. Scacco apprende e fa propria la lezione del Mantegna (Vittorio Sgarbi, Gli anni delle meraviglie, da Piero della Francesca a Pontormo, il tesoro d’Italia II, Milano, Bompiani, 2014) facendola divenire la colonna portante della sua pittura e abbinandola all’utilizzo del fondo dorato, frutto dell’influenza di Antoniazzo Romano sul pittore.
Questa fusione di stili da origine al Trittico dell’Annunciazione, opera databile al 1499, eseguita da Cristoforo Scacco su commissione della famiglia Caetani per la chiesa di San Bartolomeo a Fondi, oggi conservata nell’antica cattedrale di San Pietro, all’interno della cappella della croce ove tutt’oggi, attraverso dipinti e cimeli, è possibile entrare in contatto con la storia della famiglia Caetani.
Come è possibile notare, nel pannello centrale del Trittico dell’Annunciazione, l’angelo Gabriele ha appena annunciato alla Vergine che ella sarà la Madre di Dio e le indica con la mano destra Dio Padre, il quale non è visibile agli occhi dell’osservatore ma ne si intuisce la presenza a causa della colomba dello Spirito Santo che invade la scena scendendo dall’alto finendo all’interno di una ideale costruzione architettonica che lo Scacco costruisce in pittura seguendo l’esempio del Mantegna partendo dalle colonnine di ripartizione e realizzando in pittura, attraverso la tecnica del trompe l’oeil (antichissima tecnica pittorica attraverso cui viene rappresentata una scultura o un’architettura con un tale realismo a tal punto che sembra reale agli occhi dell’osservatore), una costruzione architettonica all’interno della quale avviene l’episodio evangelico dell’Annunciazione e che in basso lascia intravedere all’osservatore un panorama della città di Fondi così come si presentava nel Quattrocento. Sia la figura dell’Angelo che la figura della Vergine hanno un manto dorato e questo è un aspetto che fa eco al fondo dorato che nella storia dell’arte medioevale e di gran parte del Quattrocento viene interpretato come lo spazio di Dio. Viene dunque messa in evidenza da Cristoforo Scacco la divinità della Vergine e la solennità dell’episodio evangelico narrato. Cristoforo Scacco, aggiunge alla composizione dell’Annunciazione anche un colpo di scena: dalla figura dell’Angelo Gabriele compare un volto di un bimbo, è Gesù Bambino che ancora in forma incorporea si affaccia dalle vesti angeliche indirizzando lo sguardo verso la Madre per divenire “il frutto benedetto del Suo seno”.
Ai lati dell’Annunciazione, Sant’Onorato e San Mauro, vengono raffigurati come due volumi al di sopra di due piedistalli che presentano anch’essi delle decorazioni architettoniche. San Mauro, reca in mano un libro chiuso ed una penna, mentre Sant’Onorato è raffigurato con una miniatura tra le mani raffigurante una miniatura del castello di Fondi, città della quale è patrono.
Nella predella del Trittico dell’Annunciazione, Cristoforo Scacco ci presenta un’Ultima Cena. Cristo al centro è raffigurato benedicente con un’ostia in mano. Ha appena intimato a Giuda “va e fa quello che devi fare”. Difatti Giuda è raffigurato di spalle mentre si appresta ad uscire di scena. I dodici apostoli sono divisi in tre gruppi, in una disposizione che richiama vagamente la stessa in cui verranno raffigurati da Leonardo da Vinci tra il 1495 e il 1498 nell’Ultima Cena del refettorio milanese di Santa Maria delle Grazie. Se il Trittico dell’Annunciazione di Fondi è dunque databile al 1499, è dunque probabile che anche l’affresco milanese leonardesco abbia influito sulla formazione dello Scacco, aspetto reso ben evidente dalla disposizione degli apostoli nell’Ultima Cena della predella del trittico fondano.
Le fonti riguardo la presenza di Cristoforo Scacco a Fondi, indicano oltre il Trittico dell’Annunciazione un cospicuo gruppo di opere, oggi andate perdute. Di una di esse ce ne parla Federico Zeri e si tratterebbe di un trittico raffigurante una Madonna col Bambino tra i Ss. Francesco e Antonio e il conte Onorato II Caetani, di cui lo stesso Zeri individuato una derivazione in un’opera di bottega con a capo lo stesso Scacco, risalente al 1500 ca. raffigurante una Madonna in trono col Bambino tra i Ss. Francesco e Antonio e un donatore, oggi in collezione privata a Milano, della quale ne conosciamo una versione in bianco e nero riscontrabile nei cataloghi online della fondazione Zeri.
Osservando il Trittico dell’Annunciazione di Fondi qui preso in esame, si può dire che Cristoforo Scacco è un pittore che ha saputo coniugare forme artistiche tipiche dell’arte medioevale come il fondo dorato, con le importanti innovazioni apportate in pittura dai grandi maestri del rinascimento italiano.