“I disturbi alimentari sono ormai un problema di sanità pubblica oltre che il sintomo di
una fragilità diffusa che colpisce i nostri ragazzi. Anoressia, bulimia nervosa, binge
eating e le problematiche della nutrizione rappresentano la seconda causa di morte
negli adolescenti, dopo gli incidenti stradali, e la loro comparsa precoce nei giovani è
attestata già intorno ai 10 e 13 anni, età in cui ancora molti servizi non possono
accoglierli.”


In occasione della ‘Giornata mondiale dell’alimentazione’ il Presidente della Provincia
Gerardo Stefanelli interviene sui disturbi alimentari e la rete per l’assistenza ancora
troppo debole – Sappiamo che su oltre 3 milioni di pazienti ci sono oggi sul territorio
nazionale appena 132 centri per la presa in carico e la cura dei disturbi della
nutrizione e dell’alimentazione. Un numero insufficiente, che ci presenta anche una
mappatura territoriale totalmente disequilibrata a sfavore delle Regioni del Centro e Sud
Italia, che si trovano a vivere un nuovo isolamento, costringendo le famiglie ad una
mobilità sanitaria che acuisce ancora di più le problematiche. “


Ogni anno sono 4mila le morti per la mancanza di cure nel trattamento delle malattie del
comportamento alimentare. Le liste d’attesa sono lunghissime e scoraggiano spesso
anche le richieste d’aiuto, rendendo sempre più complessa una diagnosi precoce che
scongiuri la cronicità dei disturbi. Negli adolescenti sono caratterizzate dall’aspirazione alla
magrezza, dall’insoddisfazione per il proprio corpo e vengono favorite da particolari
condizioni socio ambientali ed affettivo-emozionali. Il maggior numero dei centri (63 su
126) si trova nelle regioni del Nord, 23 sono nelle regioni del centro (di cui 8 nel
Lazio e 6 in Umbria), mentre 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e
7 in Sicilia). Ma soprattutto, solo il 48% dei centri rispondenti ha dichiarato di prendere in
carico i minori fino a 14 anni.


“L’esordio così precoce dei disturbi già nella preadolescenza fotografa una situazione
drammatica, dove la sanità pubblica, a causa dei continui tagli, appare latente o
comunque non sufficientemente presente per il numero crescente di casi, circa 1,6 milioni
in più solo nel 2023. – continua Stefanelli – Lì dove i servizi non riescono ad intercettare e
trattare sistematicamente tutti i casi, diventa necessario il coinvolgimento attivo di tutti gli
interlocutori dei giovani, nella creazione di un sistema territoriale in grado di captare il
manifestarsi dei primi sintomi, prima che diventino cronici. L’inizio tardivo dei trattamenti,
spesso attivati quando sono già presenti complicanze fisiche e psicologiche anche molto
gravi, si associa in genere ad una prognosi peggiore. 


Disturbi alimentari: anche la Provincia farà la sua parte nella costruzione di una rete territoriale di assistenza più forte – Per questo, come Provincia, ci siamo impegnati per ampliare le nostre azioni sul tema e
supportare concretamente i nove centri, tra pubblici e privati, presenti su territorio
regionale con l’azienda Sanitaria Locale per rafforzare su base provinciale la presenza di
una prima assistenza. Trattandosi di un tema così trasversale, è nostra intenzione
collaborare attivamente con l’Asl per ampliare le possibilità di intervento del nostro Ente e
costruire a livello territoriale una rete di ascolto e di assistenza più ampia, che possa

almeno diventare decisiva nell’intercettazione dei casi. Nei prossimi mesi ci attiveremo
concretamente, perché il disagio latente dei nostri giovani possa non passare inosservato
e si possa iniziare a pianificare una progettualità di lungo periodo che abbracci più
temi.”
La scuola, insieme alla famiglia, è la più rilevante agenzia di formazione ma anche di
socializzazione a cui accedano i giovani. Ecco perché, siamo convinti che proprio da qui
debba partire il rafforzamento dell’assistenza, attraverso la predisposizione di un lavoro
preventivo in un ambito educativo non curativo, come appunto è la scuola, permette di
inquadrare precocemente i molteplici fattori, costituzionali, socio-ambientali, educativi,
psicologici che sono alla base dello sviluppo di questi disturbi.”