Il Museo Bagatti Valsecchi riapre con una novità: il restauro degli affreschi della Biblioteca
Furono eseguiti nel 1887 da Luigi Cavenaghi (1844-1918), pittore, decoratore e restauratore celebre soprattutto per i suoi interventi sul Cenacolo Vinciano
Le sale erano chiuse, i capolavori invisibili, il pubblico assente.
Ma nei mesi passati, dietro le quinte, i musei milanesi hanno lavorato per proporre alla riapertura nuove attrattive.
«La decorazione, fragile già dai primi del ‘900, di recente era seriamente compromessa: a causa di materiali non traspiranti sperimentati da Cavenaghi si erano formati sali che sollevavano la pellicola pittorica e provocavano distacchi».
Il restauro, affidato allo studio di Carlotta Beccaria e realizzato grazie al Fondo Monti di Italia Nostra, ha rimosso i sali, consolidato le zone a rischio e integrato le parti perdute, riportando l’ambiente alla sua bellezza originaria.
Un ambiente che, sottolinea ancora la conservatrice, è rimasto quasi intatto nel tempo.
Con gli armadi disegnati dai due fratelli a imitazione di quelli da sacrestia del XVI secolo, il tavolone colmo di oggetti da collezione, i due globi, celeste e terrestre, del 1597.
«Oggi le armadiature conservano riviste d’arte e repertori decorativi fine 800: è il materiale di studio a cui i Bagatti si ispiravano per le decorazioni del palazzo e i suoi arredi.
Un tempo contenevano oggetti rari della loro raccolta: la sala diventava così un ambiente di raccoglimento e meditazione, prendendo a modello gli studioli dei sapienti del Rinascimento».
Oggi i battenti si spalancano in una delle nostre splendide case museo: quella progettata e fatta costruire dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi negli ultimi due decenni dell’Ottocento sul precedente palazzo di famiglia.
Museo dal 1994, la dimora segue fin nei dettagli un gusto caratteristico dell’epoca: quello del recupero degli stili storici, che i due baroni declinano nella forma del Neo Rinascimento lombardo.
«Non si tratta di un’operazione puramente passatista — precisa però Lucia Pini, conservatrice del museo — Fausto e Giuseppe credevano nel progresso della tecnica moderna, tant’è che sono stati tra i primi a Milano a dotare l’edificio di un impianto di luce elettrica».
Veniamo però alla novità che attende i visitatori: nella sala della Biblioteca sono tornati in gran spolvero gli affreschi delle pareti e del soffitto.
Affreschi eseguiti nel 1887 da Luigi Cavenaghi (1844-1918), pittore, decoratore e restauratore celebre soprattutto per i suoi interventi sul Cenacolo Vinciano.
«Qui Cavenaghi era di casa — prosegue Pini —. Come artista realizza anche le pitture parietali nella Galleria della Cupola, come restauratore nel 1882 lavora alla “Santa Giustina” di Giovanni Bellini, l’opera più importante della collezione. Era molto in linea con le esigenze di Fausto e Giuseppe, essendo uno specialista nello studio e nella reinterpretazione dei linguaggi storici in voga allora». In biblioteca Cavenaghi si ispira alla chiesa di Santa Maria della Passione, in particolare agli affreschi di Ambrogio Bergognone nella Sala del Capitolo, 1510-1515: ne imita le fantasiose grottesche e il cielo azzurro stellato, sostituendo i personaggi sacri nelle lunette con cartigli e massime di autori latini.