Era il 30 luglio, quando il noto giornalista e conduttore televisivo, Salvo Sottile ha postato un video che mostra un immigrato intento a cucinare in strada un gatto, arrostendolo davanti a tutti. A denunciare il fatto è stata l’europalmentare e candidata alla presidenza della Regione Toscana per il centrodestra Susanna Ceccardi. In pochi minuti il video è virale su Facebook e condiviso anche da moltissimi cittadini del golfo di Gaeta. Si scopre che è stato girato alla Stazione di Campiglia Marittima e riprende chiaramente un uomo di colore che arrostisce la bestiola mentre una donna italiana cerca di impedirglielo, insultandolo. Sul posto, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni da parte dei cittadini, sono intervenuti i Carabinieri che hanno identificato l’uomo, 21 enne straniero, il quale è stato denunciato per uccisione di animale (reato previsto dall’art. 544-bis del cod. penale ai sensi del quale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni», ndr) e accompagnato in caserma per chiarire se la sua posizione sul territorio nazionale fosse regolare, si scopre che è irregolare.
Una notizia che ha lasciato gli italiani sgomenti e inorriditi ma che non deve farci pensare nemmeno lontanamente che gli immigrati e soprattutto quelli provenienti dall’Africa, siano tutti così. Perché siamo stati immigrati anche noi, a volte anche irregolari, ma soprattutto non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, e tante sono le storie che lo testimoniano, le quali spesso fanno meno notizia di un immigrato che spaccia e delinque. Un filone di storie sorprendenti e poco raccontate, che è giusto che vengano ricordate. Storie che purtroppo non hanno un lieto fine e nelle quali gli eroi clandestini muoiono nel silenzio dell’indifferenza. E’ la storia dell’honduregna Iris Palacios Cruz, ventisettenne e clandestina, che il 25 agosto del 2006 all’Argentario salvò la vita di Letizia, la bambina di 11 anni che le era stata affidata, ma poi fù travolta da un’onda gigantesca e il suo corpo venne trovato senza vita in serata dalla Guardia Costiera, a 150 metri dalla riva. Poi c’è la storia di Cheik Sarr, il giovane muratore senegalese che, alla vigilia di Ferragosto del 2004, scorse al largo di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, un uomo che chiedeva aiuto, riuscì a salvarlo ma lo sforzo fu troppo grande e Cheik poco dopo morì sulla spiaggia.
Oppure la storia di due giovani immigrati probabilmente clandestini, che dopo aver tratto fuori dalle acque del Lago d’Iseo due fratellini, nel settembre del 2006 vennero ringraziati dalla loro madre, Anna Carrara, e sparirono per il timore di finire nei guai. Poi c’è Augustin Affi, un calciatore originario della Costa d’Avorio, capocannoniere del Vecchiazziano, il quale il 30 giugno del 2011 sulla spiaggia di Ravenna, si accorse che due bambini di 8 e 11 anni stavano per scomparire tra i flutti. Augustin riesce a salvarli ma poi rimane impantanato in una buca e muore sulla spiaggia. La storia più vecchia risale al 2003 quando Mohamed Abid, 45 anni, saldatore di origine tunisina, sposato con un’italiana, il 18 giugno si tuffò nel tratto di mare davanti ad Agrigento per riportare a riva una mamma con il suo bimbo di cinque anni. Ma un altro bimbo di cinque anni scivolò dagli scogli e il padre, che non sapeva nuotare, urlò disperato. Mohamed si rialzò e si ributtò in mare, ma stavolta l’impresa non riuscì e il suo corpo e quello del bambino vennero riportati a riva cadaveri. Con una legge ad hoc, emanata nell’aprile del 2004, i figli dell’eroe verranno assunti dall’amministrazione regionale siciliana. Posti di lavoro pagati con la vita. Riposa in pace Mohamed perché per noi italiani non sei un clandestino ma un eroe. No gli italiano non sono razzisti. Non possono esserlo e non lo saranno mai, anche se qualche politico ogni tanto prova a metterci gli uni contro gli altri, il problema resta la mancanza di una disciplina ad hoc che regolamenti l’entrata, la permanenza e l’integrazione degli immigrati nel nostro Paese – che loro (i politici) non si decidono a fare. A noi poco c’importa se sei bianco, nero o giallo perché se hai scelto di lavorare e vivere dignitosamente nel mio Paese sei un cittadino italiano come me.