E’ una delle scoperte più importanti degli ultimi tempi quella della tela trovata durante un’asta a Madrid raffigurante un esemplare di Ecce homo, forse riconducibile al pittore seicentesco Michelangelo Merisi detto “Caravaggio” (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610).
A pronunciarsi in tal senso è stata Maria Cristina Terzaghi, professore associato di storia dell’arte moderna presso l’Università di “Roma Tre” e esperta di Caravaggio, la quale solitamente è molto cauta e prudente nel formulare attribuzioni di questo genere.
A portarla a questa conclusione è stata una serie di particolarità esecutive specifiche di Caravaggio, come i corposi abbozzi di biacca a zig-zag che l’artista usa soprattutto a partire dal 1605 e che si ritrovano in diverse opere, particolari attraverso i quali il pittore fissa sulla preparazione scura della tela i punti in cui posizionare le zone di massima luce. Questi sono solo alcuni dei tratti distintivi della sua arte.
Appare evidente che il quadro sia uno dei dipinti redatti dal maestro Merisi durante il suo soggiorno napoletano, ospite a Palazzo Cellammare Dei Carafa di Stigliano, parenti della marchesa Costanza Colonna, sua amica e protettrice dal 1606 quando fuggì da Roma dalla pena capitale per un omicidio.
Da ciò si potrebbe dedurre che Luigi Carafa e Isabella Gonzaga, conti di Fondi, abbiano avuto un ruolo eminente di mecenati negli ultimi anni della sua vita, e che il Merisi fosse presente a Napoli nei giorni in cui veniva alla luce la loro nipote ed erede universale Anna.
È stato ipotizzato che la tela da poco riscoperta dopo la morte di Caravaggio entrò a far parte della collezione vicereale di Napoli dato che nel 1659 risulta tra gli oggetti che il vicerè Garcìa Avellaneda y Haro, II conte di Castrillo, portò con sè da Napoli a Madrid.
Dal 1622 al 1644 Ramiro de Guzman, marito della Contessa di Fondi Anna Carafa di Stigliano, fu vicerè di Napoli quindi, seguendo il percorso della tela, è molto probabile che l’Ecce homo ritrovato a Madrid, prima di essere imbarcato in terra spagnola, sia appartenuto per un certo periodo di tempo alla famiglia De Guzman- Carafa.
Questo doppio filo che lega la figura di Caravaggio alla Casata Carafa, se confermato da ulteriori evidenze potrebbe essere punto di partenza per ricostruire un altro tassello del mecenatismo di questa famiglia, tra le più importanti non solo per Fondi ma per la storia del sud Italia in generale.
In ogni caso questa circostanza sarà colta dalla nostra Associazione per promuovere degli studi di approfondimento sull’azione di governo della Contea di Fondi svolta dalla Principessa Anna Carafa che, nella tradizione orale, i fondani chiamano “nonna Anna” in ricordo e riconoscenza dell’opera di bonifica che realizzò nei nostri territori.