9 marzo l’inizio di un incubo chiamato Covid19-Sono trascorsi ormai tre anni dal primo lockdown che ha tenuto l’Italia sotto scacco, in pieno isolamento. Dal primo DPCM del 9 marzo, che faceva dell’Italia una unica zona rossa, ne sono seguiti altri, che hanno tenuto gli italiani col fiato sospeso nella speranza di opportunità di cambiamento. Le vaccinazioni sono state un arduo banco di prova per verificare la capacità degli italiani di adeguarsi alle regole impartite dal Governo e dal Sistema Sanitario Nazionale. Grazie alle vaccinazioni siamo riusciti ad uscire da un tunnel di precarietà totale che ha lasciato non pochi strascichi sull’economia del Paese e le condizioni sociali. E paradossalmente ne hanno beneficiato anche i no vax in quanto percentuale statistica minoritaria, beneficiaria appunto della cosiddetta immunità di gregge. In particolare l’impatto psicologico sulla popolazione che ha provato cosa significhi la precarietà più totale. I nostri anziani, i bambini, gli adolescenti, le persone affette da comorbilità e disabilità (le fasce più deboli della realtà italiana) ne hanno risentito. Chi ha dimenticato i convogli di camion militari che di notte lasciavano Bergamo per raggiungere i vari cimiteri dell’hinterland? I morti di Covid19 in Italia sono 188.000, su 25 milioni e mezzo di persone che lo hanno contratto (dati del mese di febbraio 2023). Contestualmente nel mondo i malati sono stati 674 milioni ed i morti circa 7 milioni (6.870.000). La si può definire una strage? La pandemia ha causato tale sconvolgimento nelle persone che ancora oggi tanti sono in cura riabilitativa da psicologi e psichiatri essendo la nostra, una Società fragile e non avvezza a quei climi di guerra e di privazione che hanno caratterizzato le generazioni precedenti. Sarà impossibile dimenticarla. L’esperienza vissuta, sotto tutti i profili, ci renda attenti a mettere in sicurezza il nostro futuro.