Era novembre 2015 quando l’ex assessore provinciale Silvio D’Arco dichiarava che: “A fronte di una ripresa economica nazionale, sia pure ancora toppo timida, nella la città di Formia le condizioni sociali, economiche e occupazionale arretrano vistosamente”. “I grandi progetti annunciati e promessi e strombazzati sono tutti finiti nel dimenticatoio- così, puntualizzava D’Arco- è stato per la Pedemontana, per il famoso e grande Campus scolastico a Penitro, per il Piano Commerciale della città (commissionato, pagato 80 mila euro ad una società di Bologna, e mai arrivato in porto). Mandare a casa questa compagine amministrativa, concludeva D’Arco, diventa quindi una priorità politica, sociale ed economica per salvaguardare e “sprigionare” le potenzialità di sviluppo, comunque, ancora esistenti nel nostro territorio.”
Ed era il 2015. A tre anni di distanza, con un’amministrazione diversa, la situazione “sociale ed economica per salvaguardare e ‘sprigionare’ le potenzialità di sviluppo” saranno cambiate? In realtà sono anche peggio. Ma a questo punto ci sarebbe da chiedersi: se le amministrazioni cambiano e la situazione resta la medesima nel corso degli anni, non sarà che in parte l’immobilismo economico dipenda anche dagli formiani?
È una notizia che ha sconvolto tutti i cittadini di Formia la chiusura dell’Hotel Castello Miramare della famiglia Celletti, le cui ragioni sono da individuare nel contratto di locazione scaduto e nella vendita dell’immobile a cifre irragionevoli. “Vi ringraziamo ogni singolo secondo che è passato dal 1972 ad oggi- scrive su Facebook Annangelica Celletti- vi ringraziamo per averci scelti, amati e di aver sempre riposto fiducia in noi. Personalmente in questo Castello ho passato dei momenti meravigliosi, dove la mia famiglia si riuniva, dove si respirava anche lì aria di casa ma non solo. Posso dire che di cattiveria ne siamo pieni in questo mondo, ma non sarà quello a fermarci.”
Le cause, e probabilmente la cattiveria a cui alludeva Annangelica, sono le stesse per cui ci sono la maggior parte dei locali sfitti lungo Via Vitruvio, e non solo: affitti troppo alti. Facendo un giro tra i prezzi dei soli affitti per un locale, si va dai 500€ per 35m2 a 1.200€ 95m2. E si potrebbe andare anche oltre! Prezzi che non tutti possono permettersi, a meno che non si è un franchising della grande distribuzione o si abbiano cash dalla dubbia provenienza. Passeggiando per le vie del centro si assiste a questo tipo di spettacolo: le ‘bottegucce’ sono sfitte o quasi in chiusura. Quello che prima era un fiorente corso commerciale, ora è un cimitero di locali chiusi, dalle vetrine spoglie, sinonimo di un decadimento e immobilismo della città, che dovrebbe far riflettere non solo l’amministrazione, ma anche i formiani stessi, proprietari e affittuari a concedere a prezzi meno improponibili i locali e far rifiorire quello che fino a non molto tempo fa, era il cuore pulsante del commercio formiano.