Quando si parla dei giovani si ha l’impressione di vederli più come un ‘problema’ che come una ‘risorsa’. Nella società civile, nel mondo lavoro, anche nella Chiesa. Ne è cosciente l’arcivescovo di Gaeta Luigi Vari che ha voluto scrivere una riflessione iniziando da una domanda: “La nostra Chiesa vuole bene ai giovani?”
Una domanda che parte da una constatazione: “Noi tutti li cerchiamo, alcune volte li troviamo. Altre sperimentiamo tanta lontananza e diffidenza, pure in quelli che frequentano le parrocchie e le associazioni. Si ha qualche volta la sensazione che molti, nella Chiesa e fuori dalla Chiesa, abbiano rinunciato a loro, abbiano perso interesse”.
Un mondo giovanile che sembra ai più sconosciuto e impraticabile, ma che tutte le agenzie istituzionali cercano di raggiungere e coinvolgere. “Le analisi sociologiche fanno a gara a fornire dati che giustificano la rinuncia; le esperienze di molte comunità di aver provato molte strade senza successo, quasi la giustificano. L’unico effetto sicuro dei discorsi sui giovani, in qualunque ambito accada, è quello di alimentare sensi di colpa, per cui ci si stanca di parlarne – continua il Vescovo – Resta, però che, per quanto vecchia sia la popolazione italiana, grazie a Dio, ci sono molti giovani. Siamo convinti che il discorso dei giovani si riduca a qualche dinamica o qualche iniziativa ben riuscita?”
L’arcidiocesi di Gaeta, sulla scia di quando la Chiesa cattolica ha messo in campo dall’anno scorso con l’iniziativa del Sinodo dei giovani, ha organizzato diverse iniziative per “aiutare le nostre comunità, movimenti e associazioni a convertirsi ai giovani. Per fuggire dalla domanda che chiede come attirarli, per rispondere piuttosto a quella “come essere per non respingerli e per incrociarli”, spinti dal desiderio di condividere anche con loro, come con tutti, la bellezza del Vangelo”.
È nata così l’esperienza dell’Assemblea diocesana che è in corso di svolgimento e ha avuto due tappe importanti: il 23 novembre scorso presso l’Istituto per Geometri Tallini in Formia e il 1 marzo scorso presso Valle Corsari a Sperlonga. La scuola e il tempo libero come due ambiti privilegiati per intercettare i giovani.
Il problema di fondo resta il mondo degli adulti che nel tempo ha perso la propria significatività verso il mondo giovanile. Sempre il Vescovo: “Una scrittrice invitava a riflettere che le api, morendo, denunciavano la mancanza sempre più imponente di fiori. Su questo noi possiamo interrogarci e convertirci, sulla nostra natura di comunità. Se, cioè, siamo fiori sulle quali le api, nel caso i giovani, possano posarsi per trovare nutrimento. Accoglienza, serenità, speranza, condivisione, vicinanza alla vita con tutte le sue esigenze”.
Il desiderio è quello di fare qualcosa per i giovani, ma piuttosto con i giovani. Il Vescovo: “Percorrere, o almeno iniziare a farlo, un cammino che potrebbe essere definito di conversione della nostra comunità perché sia più bella, senza rughe, né macchie”. Affinché la Chiesa e la società attuale possano diventare “luogo sicuro in cui si possa desiderare di stare”.