Le passioni sono cicliche, ci accompagnano nel corso di una intera vita. Funziona col calcio, la politica e la pittura. Che tu sia un pittore amatore o un professionista, un musicista di professione o un aspirante creativo, ciò che conta davvero è l`ammontare di passione che investi, che ci metti. Lo abbiamo visto in molti degli artisti locali che abbiamo intervistato. Gianfranco Menerella è uno di questi. Ha usato la pittura per sbarcare il lunario quando era giovane. Ha dipinto per amicizia, per amore e su richiesta. In lui la passione è cresciuta, è sopita. Ma c`è sempre stata. Ce ne dà dimostrazione facendoci vedere le sue opere. Ci ospita a casa, dove ci dà il benvenuto con la moglie, Maria, sua vera supporter. Qui ci mostra i suoi quadri preferiti, quelli che gli sono rimasti e quelli in fase di esecuzione.
Una passione di famiglia e l`incontro con Sicurezza
Gianfranco Menerella eredita la passione per la pittura per linea genetica. “Mio padre era un creativo”, afferma. Lo dice con un sorriso, fissando sulla parete una delle sue creazioni. Ma è certamente anche l`ambiente che lo circonda ad influenzarlo. Nei suoi ricordi la pittura, la ritrattistica c`è sempre stata. “Sin dall`età di 5 anni ricordo di aver sempre disegnato”. Una reminiscenza alla quale si lega un ricordo ben più netto. Quello di Antonio Sicurezza, il maestro Sicurezza. “Ogni volta che saltavo la scuola lo raggiungevo nel suo studio e lo ammiravo a lavoro sui suoi lavori” racconta Menerella. E da questo da incontro che assorbe tecniche e abilità nella colorazione.
La pittura come mezzo di sopravvivenza
Abilità che Menerella sfrutterà nel corso degli anni in cui la pittura torna a manifestare la sua attrazione e importanza, se non utilità. “Negli anni in cui giovane lavoravo in Ferrovie, la ritrattistica mi ha aiutato a sbarcare il lunario. Fino a quel momento, per vero, questa mia passione si era manifestata principalmente nella forma figurativa. Cosí, considerato che lo stipendio di 60mila lire mensile non mi bastava a vivere a Milano, mi sono dovuto reinventare e mettermi a disegnare in piazza Duomo ritraendo passanti e turisti per mettere da parte quanto necessario a pagarmi le spese”. “Si era anche inventato disegni sulle camice per i militari in congedo” interviene Maria, moglie di Gianfranco che ci mostra una camicia militare con disegni e scritte a decoro. Insomma, non si può dire che mancasse di creatività. La stessa che appare chiara in tutte le sue opere. Molti i temi
originali, come il mare. Uno dei temi preferiti. Forse quello per eccellenza, a cui ha dedicato uno dei suoi quadri prediletti: “La perla del Tirreno”. Una prospettiva sottomarina di Formia, (non gli vogliano male i gaetani per i quali è certamente Gaeta la perla del Tirreno) tra Mola e Castellone e una perla a sottolinearne il valore. Pregevoli, poi, anche gli scorci dedicati a Formia e alla sua storia. Nel fare questo Gianfranco non si è arricchito, ha dato. Come nel caso del suo impegno con i ragazzi della Comunità di `Vallefredda` a Itri, al fianco di padre Domenico De Rosa. A questi “ho trasmesso le mie tecniche e impegno insegnandogli arte”. È cosí che la sua passione ha preso la forma di un testimone. Un testimone da non custodire gelosamente, ma passare con orgoglio.