Carlo Magno e il suo esercito soggiornò a Suio Terme. Scoperta una nuova pagina di storia locale – “La notizia è clamorosa: Carlo Magno avrebbe soggiornato con il suo esercito nella Valle dei Santi e precisamente alla Fonte della Mola Salomone ai confini tra il Comune di Sant’Andrea del Garigliano e Castelforte, ingresso a Suio Terme. “L’Anonimo Salernitano –scrivono i soci dell’APS Amici del Cammino di San Filippo Neri, da Cassino a Gaeta- narra della maestosa presenza dell’esercito di Carlo Magno in un luogo chiamato Garigliano, proprio nei giorni in cui il futuro imperatore, con devozione solenne, rendeva omaggio alla tomba di San Benedetto e ai monaci cassinesi”.
Dire che la notizia è straordinaria è poco. I soci dell’APS Amici del Cammino di San Filippo Neri da Cassino a Gaeta, sono entusiasti. Ma come hanno fatto ad identificare la Mola Salomone come il luogo nel quale Carlo Magno e il suo esercito hanno fatto sosta? A raccontarlo è Filippo Scalisi che insieme ad Erika Eccher sta scrivendo un libro al quale, però, collaborano attivamente Federico Pontiero (vicesindaco di Sant’Andrea del Garigliano) e grande sostenitore del cammino, Gennaro Martone (vicesindaco di Sant’Ambrogio sul Garigliano), Carla Adipietro di Castellonorato (prima pellegrina a percorrere il cammino) Dante Sacco (eccezionale storico/archeologo, scopritore della spada di San Vittore), Francesco Messore di Sant’Ambrogio sul Garigliano e Massimo Pelliccia di Itri. Ma iniziamo ad entrare nei dettagli.
“In un luogo chiamato Garigliano”
Filippo Scalisi a nome del gruppo che ha fatto la scoperta inizia a presentare uno dei capitoli del libro che (al momento) è stato intitolato “In un luogo chiamato Garigliano”. Il titolo scaturisce dalla frase (in latino) riportata a più riprese da alcuni autori medievali per indicare un luogo, e non un fiume, denominato Garigliano. L’idea nasce –prosegue Filippo Scalisi- quando stavamo scrivendo la Guida al Cammino di San Filippo Neri e ci trovavamo in difficoltà nel cercare notizie storiche “di prima mano”… Cercavamo notizie che non fossero le solite di cui abbiamo sempre sentito parlare, e cioè quasi sempre riferite agli ultimi secoli, se non decenni… su tutte le vicende accadute tra il settembre 1943 e il maggio del 1944.
Trovato quindi il senso e l’obiettivo comune (cioè: non le solite notizie!) abbiamo iniziato a scavare, indagare, fatto ipotesi e cercato conferme. Le notizie più importanti da noi ritrovate riguardano l’esistenza di un luogo geografico denominato Garigliano sorto nel periodo tardo antico e arrivato fino alla conquista del “mons Garelianus” da parte dei Saraceni. Tale insediamento fu, con ogni probabilità, costruito sui resti di un altro antico insediamento preromano (seconda notizia); poi il luogo preciso in cui si insediarono i Saraceni tra gli anni 883 e 915 (notizia di rilevanza assoluta, forse anche più del passaggio di Carlo Magno) e, infine, il luogo da cui provenivano i primi abitanti a parlare il volgare italiano (il famoso “Sao ke kelle terre”). A dire il vero di questa ultima notizia è bastato confrontare libri scritti di recente da alcuni importanti autori. La vera notizia, in questo ultimo caso, è che fino ad oggi, nessuno, dalle nostre parti, sapeva di aver avuto questi antenati! Lo sapevano altri, di altri luoghi, ma, ovviamente, non avevano alcun interesse a diffondere!”.
Filippo Scalisi quando descrive il lavoro che lui e i suoi amici hanno fatto e stanno continuando a fare si mostra ed è letteralmente emozionato ed entusiasta. Al momento il libro in costruzione ha circa dieci capitoli ma non c’è dubbio che rappresenta il frutto di un cammino di ricerca che ha coinvolto tante persone appassionate e desiderose di fare ricerche approfondite, come non è stato mai fatto, su un territorio spesso dimenticato e che, invece, custodisce segreti che meritano di essere scoperti e portati alla luce.
Carlo Magno a Suio Terme – Le prove
Il libro e il lavoro dell’APS Amici del Cammino di San Filippo contiene tanti altri importanti dettagli che, in questo momento, non vengono svelati ma che aiutano a ritrovare le “tracce di questa storia perduta che attendono di essere riportate alla luce. Diviene, dunque, imprescindibile scavare oltre il velo dei secoli e indagare le prove che possono confermare il racconto del Chronican Salernitanum. Per questo, -scrivono gli autori del libro nella bozza dedicato alla Fonte della Mola Salomone- si sono confrontate le fonti disponibili e scrutati i segni che un accampamento di tale imponenza potrebbe aver lasciato nel territorio. In particolare, nella zona prossima al Garigliano, si attesta la presenza di un luogo dal nome evocativo: Cripta Imperatorius, la Grotta dell’Imperatore. Forse proprio lì, tra le ombre della storia, risuona ancora l’eco del passaggio di Carlo Magno e del suo inarrestabile esercito”. E, sinceramente, noi tendiamo non solo a sperarlo ma a crederlo.
Ma quali altre ragioni ci sono per crederlo davvero. Ne citiamo una tra le altre scovate da chi ha studiato e cercato riscontri: “Un’altra possibile motivazione dietro la scelta di questo luogo, Garigliano, -scrivono Filippo e i suoi amici- potrebbe sembrare eccessiva se non si considerasse la profonda venerazione di cui godeva Carlo Magno all’epoca. Nella pianura dove l’esercito franco avrebbe stabilito il proprio accampamento si trova la Fonde di Mola Salomone, una grande sorgente di acqua solfurea, e a pochi minuti di cavalcature le odierne Terme di Suio. Secondo Antonio Giannetti, rinomato studioso di storia locale del secolo scorso, la cavità rocciosa della fonte di Mola Salomone, profonda 5-6 metri, da cui sgorga copiosamente acqua solfurea, corrisponderebbe alla Cripta Imperatorius, uno dei punti di riferimento menzionati in diversi documenti relativi alla Terrae Sancti Benedicti.
Un tratto distintivo ben noto a chi studia il sovrano franco infatti è la sua grande passione per le terme di acqua calda e sulfurea. Aquisgrana (l’attuale Aachen, in Germania), sede del suo palazzo principale, era famosa per le sue sorgenti termali sulfuree, ricche di minerali e microelementi, che Carlo Magno frequentava assiduamente per trarre giovamento dai benefici dell’acqua ricca di zolfo, alleviando così i dolori provocati dall’artrite e dai reumatismi, conseguenze delle lunghe cavalcate. Fu proprio per questa ragione che decise di costruire la sua reggia in prossimità di tali sorgenti e si narra che avesse persino una fonte termale privata all’interno del palazzo stesso”.
Carlo Magno alla Fonte della Mola Salomone
Infine, merita di essere evidenziato un altro importante tassello che è inserito tra le prove e gli indizi che tendono ad avvalorare la suggestiva ipotesi di Carlo Magno alla Fonte della Mola Salomone. “Grazie a un viaggio ad Aquisgrana e a un colloquio illuminante con Frank Pahle, direttore del Centre Carlemagne –scrivono gli estensori del libro hanno appreso che- Carlo Magno nutriva una profonda devozione per il re Salomone e per il re David … con questa prospettiva, diventa quasi naturale ipotizzare che il nome della fonte sia stato attribuito dallo stesso Carlo Magno, in onore di uno dei due modelli a cui si ispirava.
Ad Aquisgrana –concludono- abbiamo inoltre scoperto un ulteriore elemento che conferma questa connessione: per rendere omaggio alla figura del sovrano biblico, Carlo Magno fece addirittura costruire il proprio trono con sei rialzi, un richiamo diretto ai gradini del trono di Salomone nel Tempio di Gerusalemme. Questo dettaglio rafforza l’idea di un culto profondo e consapevole che potrebbe aver influenzato anche la toponomastica dei luoghi attraversati dal suo esercito”. Infine è probabile che siano stati gli stessi monaci cassinesi a consigliare e/o indicare a Carlo Magno di sostare con il suo esercito “lungo la strada che conduceva alle Acque Vescinae, presso la prima fonte termale incontrata sul percorso, ovvero la Fonte della Mola Salomone. Ed è così che si apre davvero un inedito, misterioso e interessantissimo scenario che unisce il cassinate, con la Valle dei Santi, Suio Terme e la piana del Garigliano.” Vincenzo Testa, giornalista pubblicista